Quali sono i punti caldi per Apple che Tim Cook ha sul tavolo? La lista sembra infinita: sono tantissimi. Molti riguardano l’Europa, ma non solo. Apple ha una serie di “grane” davvero lunga che copre tutto il pianeta: dagli Usa fino alla Cina passando per la Russia e arrivando in Corea del Sud e Giappone.

Come abbiamo detto, l’Europa è forse il mercato più difficile per l’azienda americana, perché è quello con il maggior numero di regolamentazioni: il GDPR sulla privacy, il Digital Markets Act e poi lo AI Act. Tutte leggi europee che nell’arco di pochi anni hanno reso il Vecchio continente molto più esigente dal punto di vista normativo degli altri mercati molto più liberalizzati, come quello statunitense ad esempio (per orientarsi tra organi, tribunali e normative europee, abbiamo preparato un piccolo glossario dell’Unione europea).

Non è finita, però. Ci sono anche i singoli paesi, europei e no, che intervengono soprattutto per questioni di antitrust, cioè di abuso di posizione dominante. La ragione di tutto questo è che Apple è diventata molto grande. E come sappiamo, con grandi poteri arrivano anche grandi responsabilità. In particolare, gli antitrust vogliono che Apple apra la piattaforma, consenta ai terzi di interoperare tra loro e con Apple, e utilizzare ad esempio il chip NFC per i pagamenti o per poter installare le proprie app al di fuori dallo store di Apple. Oppure, usare sistemi di pagamento alternativi che non sottostiano alla “tassa” del 30% imposta da Apple sul suo canale, che fino a poco tempo fa era l’unico modo per acquistare le app o abbonarsi ai servizi nei suoi dispositivi.

Sono davvero tantissime cose, quindi, ma le abbiamo messe tutte in fila per capire per bene cosa succede e cosa succederà. Man mano che emergono novità le aggiorneremo.

1) App Store e concorrenza: la Commissione europea accusa Apple di pratiche anticoncorrenziali nel suo App Store, in particolare per quanto riguarda le commissioni elevate e l’obbligo di utilizzare il sistema di pagamento di Apple.

2) Apple Pay: la Commissione europea indaga se Apple stia limitando l’accesso alla tecnologia NFC per i pagamenti mobili, favorendo Apple Pay rispetto ad altre soluzioni di pagamento. Apple ha già offerto delle misure compensative di accesso.

3) Caricabatterie universale: l’Unione europea ha approvato una legislazione che richiede l’uso della presa USB-C come standard comune per i dispositivi elettronici, inclusi gli iPhone, entro il 2024. Apple ha adempiuto con gli iPhone 15.

4) Tasse: in passato Apple si è scontrata con la Commissione riguardo alle sue pratiche fiscali in Irlanda, con una disputa su vantaggi fiscali indebiti. Alla fine ha vinto la Commissione e Apple ha pagato 13 miliardi di euro di multa.

5) Privacy e GDPR: Sebbene Apple sia generalmente considerata attenta alla privacy, deve comunque adeguarsi alle rigide normative del GDPR europeo, che prevede una serie di requisiti per il trattamento delle informazioni personali (applicazione delle normative, modifica e possibilità di cancellazione da parte degli utenti.

6) Interoperabilità dei servizi di messaggistica: la Commissione sta spingendo per una maggiore interoperabilità tra diverse piattaforme di messaggistica, che potrebbe influenzare iMessage di Apple. Apple non vuole aprire iMessage ma ha inserito lo standard RCS (Rich Communication Services, l’evoluzione degli sms) in iOS 18.

7) Sideloading delle app: la Commissione ha chiesto ad Apple di consentire l’installazione di app da fonti esterne all’App Store. Sono gli store alternativi. È il motivo principale per cui c’è una versione diversa di iOS per l’Europa (con sideloading) e per il resto del mondo (senza sideloading).

8) Diritto alla riparazione: la Commissione preme tantissimo per il diritto alla riparazione, e questo ha influenzato molto il modo con il quale Apple costruisce i suoi apparecchi e la disponibilità di componenti di ricambio installabili anche da riparatori autorizzati. Ci sono manuali e procedure e anche apparecchiature.

9) La nuova regolamentazione dell’AI: con l’AI Act la Commissione vuole mettere i guard-rail all’intelligenza artificiale e questo è uno dei due motivi per i quali Apple sta ritardando l’arrivo delle sue tecnologie AI in Europa (l’altro è il DMA). In ogni caso, sono in ritardo in tutto il mondo.

10) Digital Markets Act (DMA): la legislazione dell’Unione europea più importante per regolare le grandi piattaforme tecnologiche, inclusa Apple, imponendo nuove regole su pratiche commerciali e uso dei dati. È basata su alcuni concetti relativi alla dimensione delle aziende e l’individuazione di criteri per misurarle e aree critiche in cui vincolarle. La parola chiave per l’Europa è “interoperabilità”, che vuol dire cambiare in maniera strutturale il funzionamento dei dispositivi per consentire anche a terze parti di accedere alle funzioni. Questo può compromettere la sicurezza o togliere il vantaggio dei servizi della piattaforma rispetto alle terze parti. Apple, per esempio, ha ritardato il progetto di portare la Apple Intelligence in Europa per questo. L’azienda inoltre ha annunciato vari cambiamenti ai suoi sistemi operativi che sono al vaglio della Ue.

11) I problemi negli Usa: Apple è in ballo anche negli Usa con l’antitrust perché non consente ad altre aziende di usare alcune delle sue funzionalità tecnologiche come il chip NFC e la Secure Enclave, consentendo la creazione di Wallet alternativi al suo per i pagamenti.

12) Altri problemi sui pagamenti: Paesi Bassi, Corea del Sud, Giappone, Australia, Regno Unito. Sono solo alcuni dei Paesi dove Apple ha delle cause aperte per violazioni di singole norme su istanza di parti lese o degli enti locali di regolamentazione della concorrenza. In Olanda Apple nel 2021 è accusata di aver bloccato Tinder per i sistemi di pagamento alternativo. In Corea del Sud il problema è simile. Apple abbassa la tassa del 30% sulle app a pagamento, ma non basta.

13) La “guerra” con Epic: l’azienda di Fortnite ha dichiarato guerra ad Apple perché, seguendo la tendenza del settore dei videogiochi, vuole creare la sua piattaforma completa con app store e pagamenti, e installarla in tutti i sistemi operativi. Apple si è opposta. La causa negli Usa è aperta mentre in Europa il problema è stato superato con la creazione di una variante di iOS che permette il sideloading.

14) Il problema con la Cina (e la Russia): in Cina viene chiesto ai dirigenti di non usare gli iPhone come apparecchi di lavoro e lo Stato cinese impone una serie di censure sui contenuti e l’eliminazione di certe app (tipo le VPN) a pena di cacciare Apple dal paese. Idem in Russia. Il sideloading permetterebbe di risolvere questo problema, tra le altre cose.

Focus: la guerra con Spotify

Nel 2019 è cominciato uno scontro con la svedese Spotify, concorrente diretta di Apple Music. La denuncia antitrust di Spotify si bassa sull’idea che le regole dell’App Store penalizzavano i servizi di streaming musicale concorrenti. Le principali accuse riguardavano la commissione del 30% sugli acquisti in-app e le restrizioni che impedivano a Spotify di comunicare direttamente con i propri clienti riguardo a offerte alternative.

Spotify voleva poter far fare gli abbonamenti da dentro la app portando al suo sito e suo sistema di pagamento. La Commissione Europea si dichiara d’accordo: Apple ha distorto la concorrenza nel mercato dello streaming musicale, abusando della sua posizione dominante nella distribuzione di app tramite l’App Store. Multa da 1,84 miliardi di euro e libertà di fare altri pagamenti sulla piattaforma.

Apple però nel 2023 ritarda il rilascio di alcune app con gli aggiornamenti richiesti da Spotify e altri. Almeno, sino all’entrata in vigore del DMA.

Le tasse arretrate, spiegate bene

Apple secondo la Commissione nel periodo 2003-2014 ha pagato pochissime tasse in Europa: nel 2014 erano lo 0,005 del guadagno. Questo perché l’azienda ha esso il suo quartier generale europeo in Irlanda e fatto un accordo di promozione con Dublino per cui, in cambio degli uffici e della presenza di Apple ha dei vantaggi fiscali. Questa politica di per sé non è vietata: l’Irlanda ha una economia poco sviluppata e l’Unione europea le consente di fare sconti fiscali per attrarre investimenti e aziende straniere: ci sono tantissime aziende hi-tech americane proprio per questo tipo di vantaggi fiscali, come Intel e altre.

La Commissione, nella persona di Margrethe Vestager commissario per la concorrenza, ritiene però che quell’accordo sia illegale. Nel 2016 ordine di pagare 13 miliardi di euro (che vengono “congelati” in un conto). Apple intanto ha dichiarato di aver pagato 577 milioni di tasse, il 12,5 per cento del profitto generato nel paese, in linea con le leggi fiscali in Irlanda nel periodo 2003-2014 coperto dall’indagine della Commissione. E l’Irlanda non accetta la decisione della Commissione, schierandosi con Apple nella causa.

Il Tribunale europeo di primo grado ha dato ragione ad Apple-Irlanda contro la Commissione ma poi l’appello della Commissione davanti alla Corte di Giustizia europea (che è la corte che decide in ultima istanza) ha dato ragione in modo definitivo alla Commissione a settembre del 2024 e l’Ue può incassare la multa.

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Non è finita: la storia alimentatori Usb-C

Apple ha sempre detto che avrebbe pensato lei a cambiare i cavetti con spinotti Lightning (un formato proprietario) al momento giusto. Lo aveva già fatto con le prime generazione di iPod, iPhone e iPad quando aveva sostituito i vecchi spinotti a 30 pin con i Lightning. Ma non si decideva a farlo con la Usb-C. Ci ha pensato l’Unione europea a decidere per lei.

Infatti, per ridurre i rifiuti elettronici, un parlamentare europeo maltese ha portato avanti il progetto di legge che ha reso obbligatorio per tutti usare la Usb-C. Non è bastato che i caricabatteria di Apple avessero uno spinotto Usb-C rimovibile dalla parte dell’alimentatore, devono averlo anche dalla parte del telefono.

Apple alla fine ha ceduto: gli ultimi iPad ancora Lightning (ma è rimasto il problema delle Apple Pencil di prima generazione che si caricano con quello standard), le cuffie AirPods Pro 2 e poi a seguire le altre AirPods incluse le Max, e ovviamente i telefoni dall’iPhone 15 in avanti hanno tutti la presa Usb-C. Rimangono solo da aggiornare le tastiere, mouse e trackpad wireless, che utilizzano ancora la presa Lightning. Nessuno ha detto niente, però, per gli Apple Watch, che hanno un sistema di carica wireless proprietario.

In conclusione

I dossier che Apple deve gestire sono tantissimi e forse non potrebbe essere diverso, viste le dimensioni dell’azienda. Tuttavia, è certo che i cambiamenti che l’Europa sta chiedendo all’azienda guidata da Tim Cook sono profondi. Ecco perché forse Apple non ha intenzione di cedere su alcuni passaggi, come l’intelligenza artificiale made in Cupertino, che ancora non è stata programmata in Europa. Vedremo nei prossimi mesi cosa succederà anche su questo fronte.

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