Immaginate di essere in un posto dove “non c’è campo” non è una lamentela ma una condizione esistenziale. Tristan da Cunha è l’isola più sperduta del mondo: 98 chilometri quadrati di terra nel mezzo dell’Oceano Atlantico meridionale, a 2810 chilometri da Città del Capo. Non ci si arriva neanche in aereo: solo in barca, dopo una navigazione di una settimana (ma solo se il tempo è buono). È stata per secoli il laboratorio perfetto per capire come l’umanità possa fare a meno di tutto quello che oggi consideriamo indispensabile. Fino al settembre 2024, quando anche lì è arrivato Starlink e ha cambiato tutto.

Con nulla in mezzo al nulla

Per più di due secoli, i 250 abitanti di Edinburgh of the Seven Seas (sì, si chiama proprio così il loro unico villaggio) hanno vissuto come i loro antenati del 1816. Niente Amazon, niente Google Maps, niente Netflix: solo patate coltivate in casa, aragoste pescate a mano e una comunità dove tutti si conoscono per forza e festeggiano il Natale insieme, come se fosse una festa di paese. La loro tecnologia più avanzata erano i generatori diesel per l’elettricità e una connessione satellitare così lenta che mandare un’email era un evento.

La mappa dell'isola (Wikimedia)
La mappa dell’isola (Wikimedia)

L’isola appartiene al Territorio britannico d’oltremare di Sant’Elena, Ascensione e Tristan da Cunha (Sant’Elena, che è già parecchio sperduta, è situata 2172 chilometri a nord). L’isola è semisconosciuta e viene considerata uno degli insediamenti umani più remoti al mondo a causa della distanza dai continenti e della mancanza di porti e aeroporti. Poi, un giorno di settembre, il cielo si è riempito di satelliti e improvvisamente i tristaniti si sono ritrovati con 290 Mbps di banda. Da zero a fibra in ventiquattro ore, senza passare dal via. Adesso possono fare videochiamate con i parenti in Sudafrica o nel Regno Unito, guardare YouTube e scoprire cosa si sono persi in questi anni di digital detox forzato.

Facciamo detox?

Ancora oggi non è certamente il posto dove la banda abbonda. Anzi, in realtà è piuttosto rarefatta e razionata. Andarci oggi è più comodo (non si è davvero tagliati fuori dal mondo) ma quasi. È una buona lezione per il digital detox. Tuttavia, una cosa c’è da chiederselo. Cosa avevano imparato, prima che arrivasse il wi-fi? La risposta è semplice: si può vivere benissimo senza controllare le notifiche ogni tre minuti. E poi che una comunità funziona meglio quando le persone si parlano faccia a faccia invece che attraverso gli schermi. E che l’autosufficienza non è solo una moda hipster ma una necessità quando il prossimo supermercato è a sei giorni di navigazione.

I tristaniti hanno sviluppato una tecnologia analogica raffinatissima: sanno riparare qualsiasi cosa con quello che hanno, coltivano cibo senza pesticidi perché non ne arrivano, costruiscono case che resistono ai venti dell’Atlantico usando materiali locali. La loro powerbank è una scorta di candele, il loro GPS è la conoscenza del territorio tramandata di padre in figlio, il loro social network è il bar del paese e le decisioni le prende un Consiglio dell’isola. Se volete sapere come si vive senza dipendere dalla tecnologia, questo è il posto giusto per impararlo. Altro che disabilitare le notifiche.

Vista dell'isola Tristan da Cunha (Fonte Wikipedia)
Vista dell’isola Tristan da Cunha (Fonte Wikipedia)

Cosa cambia adesso?

Il paradosso è che ora, con internet veloce, Tristan da Cunha è diventata il ritiro digitale perfetto: abbastanza connessa per non sentirsi tagliati fuori dal mondo, abbastanza remota per riscoprire cosa significa vivere davvero. I giovani tristaniti si trovano davanti a un dilemma che conosciamo bene: restare nella comunità reale o trasferirsi nel mondo virtuale. Alcuni scelgono di studiare online e poi andarsene, altri scoprono che internet può aiutarli a restare, lavorando da remoto per aziende di tutto il mondo.

Certo, per arrivarci bisogna avere tempo: una settimana di nave dal Sudafrica, solo se il mare è calmo, e comunque ci sono 8-10 viaggi all’anno. La nave parte ogni tanto. E bisogna portarsi dietro l’adattatore per le prese elettriche britanniche, sicuramente un powerbank e tanta pazienza di chi sa che lì il tempo scorre diversamente. Ma se l’idea di un posto dove il detox digitale è stata la normalità per duecento anni vi incuriosisce, forse vale la pena mettere Tristan da Cunha nella lista dei posti da vedere prima di diventare completamente cyborg. (Se uno vuole andarci veramente, attenzione ai requisiti legali: visti, vaccinazioni e stato di salute, perché sono richiesti ad esempio dei vaccini)

L’altra isola interessante

Altrimenti, piano B, c’è un altro posto dove andare, anche se con caratteristiche molto diverse. Bisogna cambiare oceano: l’isola Norfolk, a est dell’Australia, tra la Nuova Zelanda e la Nuova Caledonia. Ha una superficie di 34 chilometri quadrati e fa parte dei territori esterni australiani. La superficie è un terzo di quella dell’isola Tristan da Cunha: 34 chilometri quadrati ma con ben 1750 abitanti in parte eredi degli ammutinati del Bounty.

Famosa per essere stata la residenza della famosa scrittrice Colleen McCullough, morta nel 2015 e la cui casa è visitabile, l’isola è certamente meglio collegata al mondo e a internet. È un posto “strutturato”, nel senso che oltre a esserci un aeroporto, un piccolo porto e la connessione per i cellulari con il 5G, si seguono delle regole più integrate con la madrepatria (cioè l’Australia) di cui è sostanzialmente un’isola relativamente lontana.

Andare là, nell’isola di Norfolk non vuol dire immergersi in un posto completamente separato dal resto del mondo: dal nostro punto di vista non è il detox di qualcuno che vive in mezzo al niente, ma quasi.

E voi, ci andreste in vacanza?

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