Immaginate il fronte di una specie di mareggiata spaziale larga quanto la distanza che la luce riesce a percorrere in novemila anni (hint: tantissima!). Ecco, quella era l’Onda di Radcliffe, una struttura galattica di novemila anni luce di ampiezza, che ha attraversato il nostro Sistema Solare 14 milioni di anni fa scatenando un “festival di supernove” e forse influenzando il clima terrestre stesso. È stato infatti un incontro incredibile che ha cambiato la storia del nostro pianeta. Oggi gli scienziati provano a ricostruire cosa avremmo visto se avessimo potuto osservare il cielo in quel periodo.

Il nome “Onda di Radcliffe” deriva indirettamente da Ann Radcliffe, filantropa inglese del XVIII secolo che donò fondi per l’Harvard College. La struttura, infatti, è stata scoperta nel 2020 da un team di ricercatori presso il Radcliffe Institute for Advanced Study dell’Università di Harvard, da cui ha preso il nome. Guidati da João Alves, gli scienziati hanno identificato questa imponente struttura galattica utilizzando i dati del telescopio Gaia dell’Agenzia spaziale europea.

Se aveste potuto alzare lo sguardo verso il cielo 14 milioni di anni fa, avreste assistito a uno spettacolo tanto sorprendente quanto inquietante. Le stelle sarebbero apparse offuscate, come se una fitta nebbia cosmica avesse avvolto l’intero firmamento. Il motivo è che l’Onda di Radcliffe che stava attraversando il nostro Sistema Solare, è una gigantesca struttura ondulata di gas e polveri. Sebbene distante nel tempo, questo evento è relativamente recente in termini geologici: i dinosauri si erano estinti già 52 milioni di anni prima, per dire.

L'Onda di Radcliffe vista dalla Terra - secondo l'AI poteva essere così
L’Onda di Radcliffe vista dalla Terra: secondo l’AI poteva essere così

Un’onda che viaggia nella galassia

L’Onda di Radcliffe è stata identificata solo nel 2020 grazie ai dati del telescopio Gaia dell’Agenzia Spaziale Europea. Questa mastodontica struttura non è statica, ma oscilla attraverso lo spazio come un’onda che si propaga nello stadio quando i tifosi si alzano e si siedono in sequenza. “Simile a come i tifosi nello stadio vengono riportati ai loro posti dalla gravità terrestre, l’Onda di Radcliffe oscilla a causa della gravità della Via Lattea“, spiega Ralf Konietzka, ricercatore ad Harvard e principale autore dello studio.

Gli astronomi hanno calcolato che il nostro Sistema Solare ha attraversato questa struttura tra 18,2 e 11,5 milioni di anni fa, più probabilmente tra 14,8 e 12,4 milioni di anni fa. Durante questo passaggio, l’eliosfera – la bolla protettiva creata dal Sole che avvolge i pianeti – si è compressa significativamente, esponendo la Terra a un mezzo interstellare più denso. “Se ci troviamo in una regione più densa del mezzo interstellare, significa che la luce proveniente dalle stelle verrebbe attenuata“, spiega Efrem Maconi, dottorando dell’Università di Vienna. “È come trovarsi in una giornata nebbiosa“. Una nebbia che avvolge tutto il pianeta.

Il telescopio Gaia che ha visto tutto quello che è successo. E anche questa è una immagine sintetica, fonte Wikipedia

Il festival delle supernove

Il passaggio attraverso l’Onda di Radcliffe ha probabilmente innescato un’intensa attività nelle regioni più dense della struttura. Catherine Zucker, astrofisica di Harvard, parla di “un festival di supernove in corso”, con numerose esplosioni stellari che hanno rilasciato enormi quantità di energia e materiale nello spazio circostante. Questa attività ha verosimilmente contribuito alla formazione della “Bolla Locale”, il guscio di formazione stellare che oggi circonda il nostro Sistema Solare. I residui di queste esplosioni potrebbero aver raggiunto la Terra sotto forma di polvere radioattiva, lasciando potenziali tracce nei registri geologici sotto forma di isotopi come il ferro-60.

C’è un possibile legame col clima terrestre. Infatti, in maniera sorprendente, il periodo dell’attraversamento coincide con la Transizione Climatica del Miocene Medio, un importante cambiamento climatico sulla Terra. In questo periodo il nostro pianeta passò da un clima caldo e variabile a condizioni più fredde, con l’instaurazione di calotte glaciali antartiche permanenti. Per gli scienziati collegare i due eventi, ipotizzando che la polvere interstellare abbia modificato l’atmosfera terrestre innescando un raffreddamento, è una forte tentazione che però richiede molti altri studi e conferme.

Infatti, gli scienziati sono cauti nel stabilire correlazioni dirette. “Una regola empirica è che la geologia supera qualsiasi influenza cosmica“, sottolinea Ralph Schoenrich, professore associato di clima e fisica all’University College di Londra. “Se si spostano i continenti o si interrompono le correnti oceaniche, si ottengono cambiamenti climatici da questi eventi, quindi sono molto scettico che serva qualcosa in aggiunta.” È fondamentale chiarire, poi, che questo evento non è in alcun modo paragonabile all’attuale cambiamento climatico, che avviene a una velocità senza precedenti nell’arco di decenni a causa dell’attività umana.

Cosa non può essere successo

Nonostante l’affascinante coincidenza temporale, è importante sfatare alcune ipotesi fantasiose. Non ci sono prove che l’Onda di Radcliffe abbia causato estinzioni di massa o mutazioni genetiche significative nelle specie terrestri. L’idea che un buco nero o una stella di neutroni possano aver attraversato il Sistema Solare in questo periodo è scientificamente infondata: un passaggio così ravvicinato avrebbe avuto effetti gravitazionali devastanti, destabilizzando completamente le orbite planetarie. Nemmeno l’ipotesi di civiltà aliene che “navigavano” nell’onda regge al vaglio scientifico (per quanto affascinante possa essere).

Invece, se ci atteniamo alla scienza e alla buona vecchia massima che la realtà supera la fantasia, questo studio aggiunge un tassello importante alla storia recente del Sistema Solare, aiutandoci a collocarlo nel contesto della Via Lattea. “Siamo abitanti della Via Lattea“, afferma João Alves, coautore dello studio. “La missione Gaia dell’Agenzia Spaziale Europea ci ha fornito i mezzi per tracciare il nostro recente percorso nel mare interstellare della Via Lattea, permettendo agli astronomi di confrontarsi con geologi e paleoclimatologi.” Per osservare oggi i resti dell’Onda di Radcliffe, basta guardare la costellazione di Orione nel cielo notturno, visibile d’inverno nell’emisfero settentrionale e d’estate in quello meridionale.

Il nostro Sistema Solare continua il suo viaggio attraverso ambienti galattici in continua evoluzione, ricordandoci che anche noi siamo parte di un universo dinamico e interconnesso. E se proprio vogliamo fare un po’ di poesia, possiamo dire che, come una nave che naviga attraverso mari in continua evoluzione, la nostra casa cosmica porta con sé le tracce dei suoi incontri più significativi, testimoni silenziosi della nostra storia galattica.

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