È vero che le grandi compagnie tecnologiche del XXI secolo assomigliano sempre più alle Compagnie delle Indie del passato? Ovverosia enormi poteri privati con risorse immense, in grado di condizionare governi, economie e società? Amazon, Apple, Google, Meta e Microsoft non hanno eserciti, ma controllano infrastrutture e dati digitali come un tempo gli inglesi e gli olandesi controllavano spezie e rotte commerciali, questo è certo. E il resto? Siamo andati a controllare.

Verità o esagerazione?

Intanto, cominciamo dal principio: di chi è questo paragone. È stato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, all’ultimo forum Ambrosetti di Cernobbio, a evocare esplicitamente il parallelismo: “corporazioni globali – quasi nuove Compagnie delle Indie – che si arrogano l’assunzione di poteri che si pretende che Stati e Organizzazioni internazionali non abbiano a esercitare”. Vale la pena prenderlo sul serio.

Infatti, il paragone con le “Compagnie delle Indie” è particolarmente efficace, forse ancora più di quanto non si immagini. Per questo vale la pena spiegare cos’era la Compagnia delle Indie e le altre “Compagnie”, vero motore del colonialismo europeo, e paragonarle ai cinque big del tech Amazon, Apple, Google, Meta e Microsoft, a cui si possono aggiungere oggi anche OpenAI e X.

Il presidente Mattarella ha detto la sua (Immagine AI)
Il presidente Mattarella ha detto la sua (Immagine AI)

La Compagnia delle Indie Orientali

La British East India Company nacque nel 1600 come società per azioni con concessione reale, monopolista del commercio con l’Asia. In origine trafficava spezie, tessuti e tè, ma nel tempo divenne una potenza politica e militare, controllando direttamente vasti territori indiani. Nel XVIII secolo disponeva di un esercito di 260 mila uomini, più del doppio di quello britannico, e governava province come il Bengala.

Fra il 1762 e il 1857 accumulò una ricchezza enorme, stimata in oltre 89 miliardi di sterline attuali, provenienti soprattutto da tasse e sfruttamento delle risorse locali. Impose colture di esportazione come indaco e oppio, eliminando quelle per il cibo locale, aggravando così carestie e impoverimento. La repressione della rivolta del 1857 fu sanguinosa: circa 800 mila indiani morti. Per gli storici moderni, la Compagnia è l’esempio più chiaro di colonialismo corporativo, arricchitosi sulle spalle della popolazione indiana.

Le altre “compagnie”

Non fu un caso isolato. Nei secoli XVI-XVIII diversi Paesi europei crearono compagnie simili, con privilegi monopolistici e spesso anche poteri politici e militari. La più potente fu la Compagnia Olandese delle Indie Orientali (1602), dominatrice del commercio delle spezie e poi dell’Indonesia, con esercito proprio e un peso decisivo nell’economia olandese.

La Francia istituì nel 1664 due compagnie, per l’Asia e le Americhe, che tentarono di competere con gli inglesi ma declinarono dopo la guerra dei Sette Anni e furono sciolte nel 1794. I portoghesi avevano già avviato la loro nel XVI secolo, i danesi seguirono nel 1616 con insediamenti in India e Asia. Vi furono anche società minori, compresa una genovese, oltre alla Compagnia della Baia di Hudson e alle imprese svedesi e olandesi delle Indie Occidentali. Alcune prosperarono, altre naufragarono, ma tutte furono strumenti dell’espansione coloniale europea.

Dalle Compagnie ai Big del Tech

Cosa li rende davvero uniciLe grandi Compagnie colonialiI Big del Tech (Amazon, Apple, Meta, Microsoft, Google, OpenAI, X)
Dimensioni economiche e potereCapitalizzazione e profitti enormi per il tempo (equivalenti a decine-miliardi di dollari attuali); detenevano monopoli commerciali esclusivi; dominavano mercati globali di materie prime e commerci coloniali.Capitalizzazione di mercato superiore a mille miliardi di dollari ciascuna; fatturato globale superiore a centinaia di miliardi ogni anno; dominano settori digitali chiave a livello globale.
Controllo politico e militarePoteri quasi sovrani: guerra, eserciti privati (esercito EIC 260.000 soldati), amministrazione territoriale, governo e tassazione di colonie; influenza diretta su governi (es. Parlamento britannico).Nessun controllo militare diretto, ma enorme influenza politica e economica tramite lobbying, partnership governative, controllo delle infrastrutture digitali e raccolta dati; influenza sulle politiche globali.
Impatti sociali e controversieSfruttamento economico e umano; carestie, povertà, guerre e colonialismo; enormi disuguaglianze e devastazione sociale nelle colonie; arricchimento concentrato.Critiche su privacy, disinformazione, concentrazione del potere, lavoro precario, impatti sociali e culturali globali; accumulo di ricchezza e disuguaglianze; impatti su ecosistemi digitali e società.
Governance e influenza globaleGestione autoritaria, con poco controllo esterno; monopoli sanciti da concessioni statali; modello di colonialismo corporativo esplorava territori nuovi.Operano in un contesto globale digitale e interconnesso; forte pressione su regolatori e normative internazionali; influenza estesa nell’economia, cultura, politica e sicurezza internazionale; modelli di governance complessi e meno trasparenti.

I big del tech

Oggi i colossi tecnologici presentano analogie sorprendenti. Le Compagnie delle Indie accumulavano centinaia di miliardi di sterline, le Big del Tech muovono migliaia di miliardi di dollari. Le prime battevano moneta e facevano guerra; le seconde gestiscono dati, infrastrutture digitali e mercati globali.

Allora le compagnie influenzavano direttamente Parlamenti e governi; oggi i giganti digitali condizionano politiche pubbliche tramite lobbying, definizione di standard tecnologici e controllo dell’informazione. In entrambi i casi il potere è concentrato, poco trasparente e scarsamente regolato. Se l’India fu trasformata in colonia economica, oggi possiamo parlare di “colonie digitali” dove dati e piattaforme sono risorse da estrarre.

Un parallelo che regge

Le Compagnie incarnavano un potere corporativo e coloniale con eserciti e territori. I colossi tecnologici incarnano un potere globale senza confini fisici, basato su algoritmi e infrastrutture digitali. Entrambi sollevano gli stessi interrogativi: chi controlla queste entità, quale spazio resta alla politica e come si difende la sovranità democratica.

Per questo l’immagine usata da Mattarella è più che un inciso retorico di un discorso politico. La British East India Company fu il primo grande esempio di corporazione quasi sovrana; le Big Tech ne sono l’erede digitale, con lo stesso problema di fondo: il peso smisurato delle imprese globali rispetto agli Stati.

Alcune fonti di questo articolo: