C’è un’ombra sul futuro della rete. È la vendita forzata di Chrome, che potrebbe diventare il più grande terremoto nel settore tecnologico degli ultimi vent’anni.
Il Dipartimento di Giustizia americano, nel suo processo antitrust contro Google, ha proposto come rimedio lo scorporo del browser più utilizzato al mondo dal gigante di Mountain View. Questa mossa audace mira a spezzare quello che viene considerato un monopolio illegale nel settore delle ricerche online, costruito anche grazie agli accordi di preinstallazione che rendono Chrome e il motore di ricerca Google onnipresenti sui dispositivi. Il mercato ha reagito immediatamente, con almeno quattro aziende che hanno già espresso interesse per un’eventuale acquisizione di un asset il cui valore stimato si aggira intorno ai 50 miliardi di dollari.
Chromium nell’era post-Google
L’eventuale separazione di Chrome da Google solleva interrogativi fondamentali sul futuro di Chromium, il progetto open source che costituisce il cuore del browser. Microsoft Edge, Opera, Brave e decine di altri browser si basano su questo codice, mantenuto principalmente grazie agli investimenti e alle risorse di Google. Un cambio di proprietà potrebbe alterare drasticamente gli equilibri, con il nuovo proprietario che potrebbe non avere lo stesso interesse o capacità di sostenere lo sviluppo di un progetto così complesso e costoso. Esiste persino lo scenario in cui Chromium potrebbe frammentarsi in diverse versioni incompatibili tra loro, costringendo gli altri browser a fare scelte difficili sul proprio futuro tecnologico.
Chi utilizza il motore Chromium sviluppato da Google e chi no
Browser | Motore di rendering | Azienda proprietaria | Basato su Chromium? |
---|---|---|---|
Google Chrome | Blink | Sì (originale) | |
Microsoft Edge | Blink | Microsoft | Sì (dal 2020) |
Safari | WebKit | Apple | No |
Firefox | Gecko | Mozilla | No |
Opera | Blink | Opera Software | Sì |
Brave | Blink | Brave Software | Sì |
Vivaldi | Blink | Vivaldi Technologies | Sì |
Samsung Internet | Blink | Samsung | Sì |
Yandex Browser | Blink | Yandex | Sì |
DuckDuckGo Browser | WebKit (iOS), Blink (Android) | DuckDuckGo | Parzialmente |
Tor Browser | Gecko | Tor Project | No (basato su Firefox) |
Epic Browser | Blink | Hidden Reflex | Sì |
Maxthon | Blink | Maxthon International | Sì |
UC Browser | Blink | UCWeb (Alibaba) | Sì |
Perplexity Browse | Blink | Perplexity AI | Sì |
Note:
- I browser basati su Chromium utilizzano il motore di rendering Blink, un fork di WebKit sviluppato da Google
- WebKit è un progetto open source guidato principalmente da Apple
- Gecko è il motore di rendering proprietario di Mozilla utilizzato in Firefox
- L’eventuale vendita di Chrome potrebbe influenzare l’intero ecosistema Chromium e tutti i browser che lo utilizzano
Tra i potenziali acquirenti, OpenAI ha presentato la visione più rivoluzionaria per il futuro di Chrome. L’azienda di Sam Altman intende trasformare il browser in un’esperienza completamente centrata sull’intelligenza artificiale, integrando ChatGPT direttamente nell’interfaccia di navigazione. Questa trasformazione potrebbe rendere il browser non più solo uno strumento per visualizzare pagine web, ma un vero assistente personale capace di comprendere il contesto della navigazione e anticipare le esigenze degli utenti. La competizione nel settore delle AI si sposterebbe drasticamente: non più guerra tra motori di ricerca tradizionali, ma tra diverse forme di intelligenza artificiale integrate nei browser, ognuna con le proprie peculiarità e vantaggi.
La battaglia degli ecosistemi
Lo scorporo di Chrome potrebbe innescare una reazione a catena che ridisegnerebbe l’intero panorama tecnologico. Google, privata del suo principale canale di distribuzione per la ricerca, potrebbe accelerare lo sviluppo di Gemini come alternativa basata sull’AI alla ricerca tradizionale. Microsoft, Apple e Meta si troverebbero davanti a un bivio strategico: tentare anch’esse l’acquisizione di Chrome o rafforzare i propri browser proprietari per competere in un mercato completamente trasformato. I vincitori potrebbero essere gli utenti finali, che vedrebbero finalmente una vera competizione basata sull’innovazione piuttosto che sugli accordi di distribuzione esclusivi. Tuttavia, nel breve termine, i rischi di frammentazione e incompatibilità tra i vari servizi web non sono da sottovalutare. Scopriremo presto cosa succederà perché la decisione finale del giudice arriverà questa estate. Il giudice, dovrebbe infatti pronunciarsi dopo la conclusione delle testimonianze previste entro agosto 2025. Se Google dovesse essere obbligata a vendere Chrome, il browser potrebbe finire nelle mani di un nuovo proprietario già entro la fine dell’anno, con forti ripercussioni sull’intero ecosistema digitale.
Alcune delle fonti di questo articolo
- https://www.wordstream.com/blog/google-chrome-sale
- https://fortune.com/article/google-chrome-suffer-if-forced-to-sell-parisa-tabriz/
- https://world.hey.com/dhh/don-t-make-google-sell-chrome-93cefbc6
- https://digiday.com/media-buying/the-rundown-the-potential-browser-buyers-if-googles-forced-to-sell-chrome/
- https://www.theguardian.com/technology/2024/nov/25/us-google-sell-chrome
- https://www.washingtonpost.com/technology/2025/04/21/judge-could-force-google-sell-chrome-what-you-need-know/
- https://bgr.com/tech/if-google-is-forced-to-sell-chrome-you-should-be-wary-of-the-buyer/