Il mondo della finanza sta guardando con crescente preoccupazione al settore dell’intelligenza artificiale. Non per quello che la tecnologia promette di fare, ma per come il mercato la sta valutando. Jamie Dimon, amministratore delegato della banca d’affari americana JPMorgan Chase, ha dichiarato di essere molto più preoccupato degli altri investitori per una possibile correzione significativa dei mercati. Il rischio, secondo il banchiere, si aggira attorno al 30 per cento nei prossimi due anni, tre volte superiore a quello che il mercato stesso sta prezzando. Tradotto dal finanziarese: potrebbe arrivare una botta in cui si brucia più ricchezza di quella che è stata creata con le attese sull’AI.

Il campanello di allarme non suona solo da New York. David Solomon, amministratore delegato della banca d’affari Goldman Sachs, ha usato parole ancora più nette durante un intervento all’Italian Tech Week di Torino. Il confronto con la bolla delle dot-com è diretto e senza giri di parole. Ci sarà molto capitale investito che non genererà ritorni, ha avvertito Solomon, prevedendo una correzione del mercato entro un anno o due.

Confronto tra le principali bolle finanziarie

BollaPeriodoSettoreDimensione relativaCrollo
Dot-com1997-2000Internet e tecnologiaBase di riferimento (1x)Nasdaq -78% (marzo 2000 – ottobre 2002)
Subprime2003-2008Immobiliare e derivaticirca 4x rispetto ai subprimeS&P 500 -57% (ottobre 2007 – marzo 2009)
Intelligenza artificiale2023-2025AI e infrastrutture tech17x rispetto alla dot-com, 4,25x rispetto ai subprimeIn corso – non ancora scoppiata

La meccanica delle bolle

Per capire cosa stia accadendo occorre prima definire cosa sia una bolla finanziaria. Si tratta di una situazione in cui i prezzi degli asset crescono rapidamente oltre il loro valore reale, spinti da aspettative speculative ed euforia collettiva. Quando la bolla scoppia, i prezzi crollano causando perdite enormi. Nel caso dell’AI, la situazione è particolarmente insidiosa perché coinvolge investimenti reciproci tra i protagonisti del settore.

OpenAI rappresenta il caso più emblematico. L’azienda di Sam Altman ha una valutazione di 500 miliardi di dollari ma ha siglato accordi per oltre mille miliardi. Cento miliardi vanno a Nvidia per i chip, altri 300 miliardi a Oracle per i servizi cloud, un ulteriore quantitativo imprecisato va ad Advanced Micro Devices (Amd). La struttura è circolare: Nvidia investe in OpenAI, che usa quei soldi per comprare i processori Nvidia. Lo stesso meccanismo si ripete con AMD, che ottiene warrant fino al dieci per cento dell’azienda legati alla distribuzione dei chip.

Lisa Shalett, responsabile degli investimenti di Morgan Stanley, ha definito queste operazioni “preoccupanti”. Per spiegarlo agli investitori americani è stata scelta un’analogia con il gioco del baseball: chi sceglie di fare questi super-investimenti sta facendo quello che tutti i peggiori giocatori fanno nell’ultimo inning, ha dichiarato a Fortune. L’analogia con il baseball è chiara: siamo alla fine della partita e qualcuno sta giocando sporco. Gli analisti di MacroStrategy Partnership hanno calcolato che la bolla dell’AI è 17 volte più grande di quella delle dot-com e quattro volte superiore a quella immobiliare del 2008. Se e quando scoppierà farà un discreto rumore, per usare un eufemismo.

Dati analitici sulla bolla dell’intelligenza artificiale

IndicatoreValoreFonteNote
Spese capex AI sul PIL USA1,1%MacroStrategy PartnershipImpatto significativo sulla crescita economica
Spese annuali hyperscaler400 miliardi di dollariAnalisti di mercatoInvestimenti in infrastrutture AI
Valutazione OpenAI500 miliardi di dollariFinancial TimesValutazione attuale dell’azienda
Accordi totali OpenAI1.000+ miliardi di dollariFinancial TimesSupera il doppio della valutazione
Concentrazione top 5 S&P 50030%Bank of EnglandLivelli simili al picco dot-com
Rischio correzione (Dimon)30%JPMorgan ChaseProbabilità nei prossimi 2 anni
Rischio prezzato dal mercato10%JPMorgan ChaseSottostima secondo gli analisti

I numeri che spaventano

Le cifre raccontano una storia inquietante. Dalle cifre che abbiamo raccolto e che trovate come al solito nei link di questo articolo, in fondo alla pagina, le spese in conto capitale legate all’AI rappresentano l’1,1 per cento della crescita del prodotto interno lordo statunitense. Le aziende hyperscaler spendono quasi 400 miliardi di dollari all’anno per le infrastrutture dedicate. Le prime cinque società dell’indice Standard and Poor’s 500 detengono quasi il 30 per cento della quota di mercato, una concentrazione che ricorda il picco della bolla internet. La Bank of England ha definito le valutazioni azionarie “tirate”, in particolare per le società tecnologiche focalizzate sull’intelligenza artificiale.

Il paradosso è che mentre gli investimenti speculativi si moltiplicano, i modelli di business concreti tardano a materializzarsi. Gli strumenti di AI generativa per i consumatori finali sollevano dubbi sulla privacy e sull’affidabilità. Le allucinazioni dei sistemi, che producono informazioni false con assoluta sicurezza, rappresentano un problema irrisolto. Per questo motivo le grandi aziende tecnologiche stanno puntando sul mercato corporate.

Si è appena aggiunta Amazon Web Services con Quick Suite, seguendo la strada di Google con Gemini e Microsoft con Copilot. Offrono tutti soluzioni pensate per le imprese e non per il mercato dei consumatori. In questo ambito le questioni di privacy possono essere gestite con accordi commerciali e le imprecisioni tollerate all’interno di flussi di lavoro supervisionati. Il mercato aziendale è enorme e potrebbe giustificare parte degli investimenti. Tuttavia resta una domanda fondamentale: basterà a sostenere valutazioni così gonfiate?

Principali accordi circolari OpenAI

PartnerImportoTipo di accordo
Nvidia100 miliardi di dollariInvestimento e fornitura chip
Oracle300 miliardi di dollariServizi cloud computing
AMDMiliardi (non specificato)Fornitura chip + warrant 10%

Il rischio sistemico

La risposta degli esperti, secondo le informazioni che abbiamo raccolto, per adesso è negativa. Il rischio maggiore non è che l’intelligenza artificiale non mantenga le promesse sul lungo periodo. Il problema è che nel breve termine le aspettative sono completamente scollegate dalla realtà economica. Kristalina Georgieva, direttrice generale del Fondo Monetario Internazionale, ha invitato gli investitori a prepararsi perché l’incertezza è diventata la nuova normalità. Le valutazioni dei mercati finanziari si stanno avvicinando ai livelli del boom internet di 25 anni fa.

La storia insegna che quando troppe persone credono che “questa volta sia diverso”, è esattamente il momento in cui le cose vanno come sono sempre andate. Le bolle scoppiano, i mercati correggono, il capitale mal allocato evapora. L’intelligenza artificiale è una tecnologia legittima che alla fine produrrà ritorni, ha ammesso lo stesso Dimon. Ma alcuni investimenti probabilmente andranno persi, ha aggiunto con un’onestà non comune nel mondo della finanza.

Se guardiamo al precedente storico della bolla delle dot-com, scoppiata nel 2000, vediamo che allora internet era agli inizi. Eppure, molte promesse si sono poi realizzate nel decennio successivo. Oggi l’AI è già presente in molti prodotti ma i margini di miglioramento potrebbero essere sovrastimati. Le aziende stanno investendo centinaia di miliardi sperando in ritorni che potrebbero materializzarsi tra anni, se mai lo faranno. Nel frattempo la rete di investimenti circolari crea un rischio sistemico che ricorda troppo la crisi finanziaria del 2008, quella dei mutui subprime. Solo che questa volta al centro non ci sono i mutui subprime, ma i chip per l’intelligenza artificiale.

Alcune fonti di questo articolo: