Alle sei del mattino del 19 luglio 1965, il primo veicolo privato attraversava lentamente gli 11 chilometri e 611 metri del Traforo del Monte Bianco, inaugurando quello che sarebbe diventato uno dei passaggi strategici più importanti d’Europa. Tre giorni prima, il 16 luglio, i presidenti di Italia e Francia Giuseppe Saragat e Charles De Gaulle si erano stretti la mano sotto la montagna più alta del continente per celebrare il completamento del tunnel stradale più lungo al mondo sotto una montagna.
Sono passati 60 anni da quel momento storico che ha aperto il collegamento tra Courmayeur e Chamonix. Il Traforo del Monte Bianco rappresenta il trionfo di un’ambizione apparentemente impossibile: forare la vetta più alta d’Europa per unire due nazioni. L’opera, simbolo della cooperazione italo-francese, nasceva mentre l’Europa ricostruiva se stessa dopo la guerra, dimostrando che l’ingegno umano poteva superare qualsiasi ostacolo naturale.

Il gigante che divorava la roccia
Per realizzare l’impossibile, gli ingegneri italiani e francesi avevano creato il “Jumbo“, una struttura mobile da 100 tonnellate montata su rotaia con 16 trivelle disposte su quattro piani. Il mostro meccanico praticava fori lunghi quattro metri che venivano riempiti di esplosivo, permettendo di scavare fino a otto metri di roccia al giorno, un record assoluto per l’epoca. In soli tre anni e mezzo di lavori, iniziati nel gennaio 1959, duemila operai estrassero un milione di metri cubi di roccia usando 1.200 tonnellate di esplosivo e 400mila volate controllate. La galleria venne poi rivestita con 200mila metri cubi di cemento e consolidata con 235mila bulloni per contenere la decompressione della montagna.
Il 14 agosto 1962, quando gli operai italiani e francesi abbatterono l’ultimo diaframma di roccia che li separava, l’incontro delle due gallerie rivelò una precisione che ancora oggi lascia increduli gli ingegneri. Lo scarto tra i due scavi era di appena 13 centimetri, esclusivamente in senso verticale, senza alcun errore laterale nonostante i duemila metri di roccia che sovrastavano il cantiere. Una precisione ottenuta con tecnologie del dopoguerra, senza computer né sistemi digitali, che dimostra la maestria di chi osò sfidare la montagna più alta d’Europa. Questa accuratezza risulta ancora più straordinaria se confrontata con opere successive come il tunnel sotto la Manica, realizzato con macchine computerizzate in sette anni per 50 chilometri di lunghezza.
Il Traforo del Monte Bianco in sintesi
Voce | Dato/Descrizione |
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Nome dell’opera | Traforo del Monte Bianco |
Lunghezza | 11.611 metri (11,6 km) |
Inaugurazione ufficiale | 16 luglio 1965 |
Apertura al traffico | 19 luglio 1965 |
Durata scavi | 3 anni e mezzo |
Inizio lavori (Italia) | Gennaio 1959 |
Ultima volata di scavo | Agosto 1962 |
Numero operai coinvolti | Circa 2.000 |
Macchinario principale | “Jumbo”: 100 tonnellate, 16 trivelle su 4 piani |
Roccia estratta | Circa 1.000.000 m³ |
Cemento utilizzato | 200.000 m³ |
Bulloni di consolidamento | 235.000 |
Esplosivo utilizzato | 1.200 tonnellate |
Numero di volate | 400.000 |
Precisione di allineamento | Scarto di 13 cm in verticale, nessuno in orizzontale |
Quota massima di copertura | Oltre 2.000 metri di roccia |
Traffico attuale | Circa 5.000 veicoli al giorno, 1,7 milioni l’anno |
Collegamento geografico | Courmayeur (Italia) – Chamonix (Francia) |
Eventi significativi | Incendio del 1999 (39 vittime), chiusura fino al 2002 |
Gestori | SITMB (Italia), STMB (Francia) |
Ristrutturazioni recenti | Risanamento strutturale dal 2023; chiusura totale prevista autunno 2025 |
Progetti futuri | Conservazione e sostenibilità per 100 anni; no al raddoppio per motivi ambientali |
Sessant’anni dopo, la sfida continua
Oggi il traforo del Monte Bianco trasporta una media di 5mila veicoli al giorno, dopo aver superato la tragedia dell’incendio del 1999 che causò 39 vittime e portò a una completa ristrutturazione conclusasi nel 2002. Le società concessionarie italiana e francese hanno avviato lavori di risanamento strutturale senza precedenti, con la ricostruzione della volta e dell’impalcato stradale per oltre 1,5 chilometri.

Dal primo settembre al 12 dicembre 2025 è prevista una chiusura totale per il secondo cantiere di risanamento, mentre la Francia ha confermato il diniego al raddoppio per motivi ambientali. L’obiettivo dichiarato, invece, è “garantire la perennità dell’opera per i prossimi 100 anni“, trasformando il simbolo della cooperazione europea del Novecento in un laboratorio di sostenibilità per il futuro.