Sgominata la “banda del pezzotto”. La polizia postale ha colpito in sette Paesi l’organizzazione criminale che forniva illegalmente contenuti audiovisivi a oltre 22 milioni di utenti
(notizia aggiornata)

La più grande operazione europea contro lo streaming illegale ha colpito duramente il cosiddetto “pezzotto”, portando allo smantellamento della più vasta organizzazione criminale transnazionale dedicata alla pirateria audiovisiva mai scoperta in Europa. L’operazione “Taken Down” è stata coordinata dalla Procura di Catania e ha coinvolto forze di polizia di sette Paesi, portando a numerosi arresti.

Dopo il flop del Piracy Shield, che a ottobre aveva bloccato Google Drive in tutta Italia per via del meccanismo automatico di oscuramento degli indirizzi IP segnalati ai fornitori di connettività dalla polizia postale, adesso le forze dell’ordine si prendono una rivincita con una operazione “vecchio stile”, cioè basata su una indagine durata a lungo per arrivare a colpire al cuore il “sistema del pezzotto”, che in realtà va oltre le semplici partite di calcio e tocca anche tutti gli altri contenuti audiovisivi forniti illegalmente in streaming.

Infatti, l’operazione ha rivelato le dimensioni impressionanti del fenomeno: oltre 22 milioni di utenti finali serviti attraverso una complessa infrastruttura informatica che distribuiva illegalmente partite, film e serie TV. Un giro d’affari che garantiva profitti milionari (grazie alla pubblicità) attraverso una rete criminale radicata in diversi Paesi europei. Secondo i particolari divulgati dalla procura di Catania, le cifre sarebbero davvero da capogiro: tre miliardi di euro all’anno di guadagni (circa 250 milioni di euro al mese) la maggior parte dei quali convertiti in criptovalute, e danni per le piattaforme legali pari ad almeno 10 miliardi di euro.

Il blitz internazionale

Per smantellare l’organizzazione la procura di Catania ha fatto da centro di coordinamento di oltre 270 agenti della polizia postale italiana che hanno effettuato 89 perquisizioni in quindici regioni italiane. L’operazione si è estesa anche oltre confine, grazie alla collaborazione internazionale tra le forze dell’ordine via Europol ed Eurojustice. Sono 14 perquisizioni in vari paesi europei: nel Regno Unito, Olanda, Svezia, Svizzera, Romania e Croazia. In totale sono state coinvolte 102 persone, con 11 arresti eseguiti dall’Ufficio per la lotta alla corruzione e criminalità organizzata (Uskok) della polizia croata. Sono stati “spenti” più di 2.500 canali di streaming illegale. Le Iptv illegali reindirizzavano illegalmente i palinsesti live e i contenuti on demand protetti dai diritti televisivi di tutte le piattaforme più importanti: Sky, Dazn, Mediaset, Amazon Prime, Netflix, Paramount, Disney+. Le forze dell’ordine hanno sequestrato, perché ritenute proventi dei reati, criptovalute per oltre 1.650.000 euro e denaro contante per altri 40 mila euro: una goccia rispetto al flusso enorme di denaro generato dal servizio illegale.

Dalle indagini infatti emerge il quadro di una rete prolifica, estremamente sofisticata e distribuita in tutto il mondo, con server da Hong Kong alla Romania, personale specializzato in vari paesi europei e soluzioni tecnologiche di avanguardia, secondo la procura che ha mostrato i primi particolari emersi dall’indagine. Gli indagati utilizzavano vari metodi avanzati per nascondere le proprie attività, tra cui l’uso di applicazioni di messaggistica crittografata, vpn di servizio e vari sistemi di controllo da remoto dei server virtuali che gestivano il traffico dei singoli flussi di streaming, oltre a un certo numero di identità fittizie e documenti falsi, intestazioni false per utenze telefoniche e carte di credito, server noleggiati sotto falso nome e sistemi di promozione attraverso canali social, forum e blog dedicati.

La sfida del contrasto

Che ci fosse una operazione contro questa banda del “pezzotto” doveva essere nell’aria, perché l’organizzazione stava già pianificando di migrare i propri servizi su nuovi server e nuovi siti web per depistare gli inquirenti. Tuttavia, l’intervento tempestivo delle forze dell’ordine ha sventato il tentativo di depistaggio. L’operazione rappresenta un importante successo nella lotta alla pirateria audiovisiva, probabilmente la più grande indagine sino a questo momento, anche se il fenomeno resta sempre attivo attraverso molti altri canali “concorrenti”.