I Bitcoin e le criptovalute in generale non sono molto amate dalla maggior parte dei governi. Sia in Europa che negli Usa la regolamentazione è minima perché le Banche centrali preferiscono casomai utilizzare altre forme di valute digitali: gli stablecoin (valute digitali che hanno un valore stabilmente agganciato a una valuta tradizionale, come dollaro ed euro) oppure le versioni digitali delle valute correnti: ad esempio, gli euro digitali.

Nel Vecchio Continente, ad esempio, la Banca centrale europea sta lavorando per la creazione dell’euro digitale. È un passaggio necessario per l’evoluzione del sistema bancario europeo (che poi diventerebbe il soggetto principale delle transazioni di questi tipo) che vuole rimanere competitivo rispetto alle criptovalute in generale e ai Bitcoin e stablecoin in particolare. Potenziali minacce, dal punto di vista del sistema bancario e finanziario istituzionale europeo, che potrebbero creare problemi importanti nei prossimi anni.

Tuttavia, non tutti i politici sono contrari ai Bitcoin. Uno in particolare, ha cambiato opinione. Ed è molto interessante capire perché.

La politica che ama i Bitcoin

Vota con le sue dichiarazioni a favore dei Bitcoin Donald Trump. L’ex presidente americano che sta cercando di vincere per la seconda volta le elezioni, ha infatti cambiato radicalmente idea sui Bitcoin. Prima considerava la criptovaluta creata da Satoshi Nakamoto una “truffa pura e semplice“, adesso è diventato il loro “più grande supporter” (parole sue).

Dollari e Bitcoin – immagine generata con AI

Trump ha infatti dichiarato che, se a novembre tornerà alla Casa Bianca, renderà gli Stati Uniti “la cripto-capitale del pianeta e la superpotenza Bitcoin del mondo“. Una promessa molto forte che non è una semplice “conversione” a un ideale diverso, ma parte da una strategia elettorale ben precisa.

Il voto della Silicon Valley

I politici americani durante la campagna elettorale fanno sempre delle dichiarazioni esplicite e molto forti che servono a lanciare dei messaggi non solo all’elettorato in generale ma anche e soprattutto ai grandi gruppi di interessi ed economici (i cosiddetti “stakeholders“) per far capire che c’è una condivisione di obiettivi.

Immagine generata con AI

In questo caso Trump, dicendo che vuole diventare un grande supporter delle criptovalute, sta parlando con i molti sostenitori delle criptovalute nella Silicon Valley e vuole convincerli ad appoggiare la sua candidatura e a finanziarla. Le regole molto rigide della politica americana vincolano i candidati al budget che deriva dalle donazioni e quindi anche se Trump ha di suo un ingente patrimonio personale deve sempre far di conto sul finanziamento dei suoi sostenitori.

Un Bitcoin per amico

L’idea di Trump è dare libero corso negli Stati Uniti alle criptovalute e non solo. Vuole anche sfruttare i Bitcoin che il governo americano ha sequestrato a criminali già condannati. Asset digitali che vengono “congelati” e rimangono, come gli altri beni, nei magazzini fisici o virtuali dei tribunali. Con una differenza importante.

I wallet dei criminali si apprezzano molto rapidamente. I Bitcoin infatti, al di là delle piccole ricorrenti crisi di valore, si stanno sistematicamente apprezzando. E quindi, i wallet sequestrati nel corso di pochi anni hanno preso moltissimo valore e rappresentano una risorsa economica ingente.

La strategia di Trump

Con le sue dichiarazioni Donald Trump si sta guadagnando la fiducia di molti sostenitori delle cripto nella Silicon Valley, tra i quali i ricchissimi venture capitalist di a16z, Marc Andreessen e Ben Horowitz, che apprezzano anche la sua proposta di diminuire le tasse per i grandi patrimoni.

Trump e un Bitcoin – Immagine generata con AI

A fare il tifo per i Bitcoin, infatti, non sono solo gli investitori (che sono molto più numerosi tra gli informatici della Silicon Valley che non tra altre categorie di investitori americani) ma anche e soprattutto i venture capitalist. Infatti, i Bitcoin per loro rappresentano contemporaneamente una forma di investimento diretto (mettono soldi nelle startup che hanno idee interessanti sull’uso dei Bitcoin) che una forma di accumulazione di capitale (mettono parte della liquidità che hanno raccolto dagli investitori e che poi useranno per più avanti per finanziare le startup).

La mossa di Trump dimostra in buona sostanza la sua intelligenza politica: “The Donald” ha capito la crescente influenza delle criptovalute nella politica, a cui si è sempre contrapposto il presidente uscente Joe Biden. Invece, Kamala Harris, la vicepresidente e candidata democratica, non ha ancora espresso una posizione altrettanto chiara.

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