Guardare un film di fantascienza e scoprire che descrive esattamente il nostro mondo è sorprendente. Non si tratta solo di coincidenze: spesso registi e sceneggiatori intercettano tensioni, paure o tecnologie emergenti prima che diventino mainstream. Il risultato? Pellicole che sembravano esagerate si rivelano inquietanti, profetiche o straordinariamente puntuali.

Da Her all’ascesa dell’intelligenza artificiale in Ex Machina, passando per la colonizzazione del pianeta rosso in The Martian, fino ai viaggi temporali di Looper e ai falsi reality di The Truman Show (non proprio fantascienza e per questo non l’abbiamo messo, ma il concetto è chiaro): il confine tra cinema e realtà si è assottigliato. Ecco qui i veri classici: i film degli ultimi anni che, secondo noi, hanno davvero centrato nel segno.

I film che hanno previsto il futuro

FilmAnnoRegistaTema del futuro anticipato
Ex Machina2015Alex GarlandDiritti e coscienza delle intelligenze artificiali
Her2013Spike JonzeRelazioni emotive con le AI
Arrival2016Denis VilleneuveLinguaggio come percezione del tempo
The Martian2015Ridley ScottSopravvivenza e tecnologie su Marte
Interstellar2014Christopher NolanRelatività, buchi neri, viaggi interstellari
Looper2012Rian JohnsonViaggi nel tempo e responsabilità etica
Ready Player One2018Steven SpielbergMetaverso e immersione nella realtà virtuale

Ex Machina (2015)

Ex Machina si è rivelato sorprendentemente preveggente nell’anticipare i dilemmi etici e sociali legati allo sviluppo dell’intelligenza artificiale avanzata. Il film mette al centro la questione della “personhood” dell’AI: Ava, l’androide protagonista, mostra emozioni, creatività e capacità di manipolazione, spingendo lo spettatore a chiedersi se un’AI così sofisticata meriti diritti e autonomia, o se sia una forma di schiavitù trattarla solo come uno strumento.

Questa riflessione oggi è attualissima: la comunità scientifica e i governi stanno iniziando a discutere di responsabilità, trasparenza, consenso e tutela dei diritti delle AI, specialmente con l’avvento di sistemi sempre più autonomi e capaci di apprendere. Inoltre, il film evidenzia i rischi di squilibri di potere tra creatori e creature artificiali, tema che si riflette nelle discussioni contemporanee sulla governance etica dell’AI e sulla protezione dalla sorveglianza e dall’abuso di dati personali.

Her (2013)

Her ha anticipato con grande lucidità lo sviluppo di assistenti virtuali e la crescente complessità delle relazioni emotive tra esseri umani e intelligenze artificiali. La storia d’amore tra Theodore e Samantha, un’AI dotata di voce e personalità, rispecchia il fenomeno attuale degli utenti che instaurano legami affettivi con chatbot, assistenti vocali e sistemi di intelligenza artificiale conversazionale.

Il film prevede lo sviluppo dell’”affective computing”, ovvero la capacità delle macchine di riconoscere, comprendere e rispondere alle emozioni umane, e pone interrogativi sulla dipendenza emotiva, sulla natura della coscienza artificiale e sulle implicazioni etiche di queste nuove forme di compagnia digitale. Oggi, con l’avanzare delle AI generative e dei sistemi di supporto emotivo virtuale, le domande sollevate da Her sono diventate centrali nel dibattito pubblico e accademico.

Arrival (2016)

Arrival è stato scritto da uno scrittore di fantascienza bravissimo (Ted Chiang) e anche come film si è distinto per la sua rappresentazione della comunicazione con specie aliene. Ma la sua vera preveggenza sta nell’aver portato al centro della narrazione il legame tra linguaggio e percezione della realtà. Il film si basa sull’ipotesi che il modo in cui comunichiamo possa influenzare la nostra percezione del tempo e del mondo: la protagonista, una linguista, impara a pensare in modo non lineare grazie alla lingua aliena, cambiando la sua visione del tempo.

Questa idea, ispirata alla teoria della relatività linguistica, è oggi oggetto di studi neuroscientifici e linguistici che indagano come il linguaggio modelli il pensiero. Inoltre, Arrival ha anticipato il crescente interesse per l’interpretazione e la decodifica di linguaggi sconosciuti, “alieni” come ad esempio quello delle balene e dei delfini: un tema centrale anche nell’era delle AI addestrate a comprendere e tradurre lingue umane e non.

The Martian (2015)

The Martian si è rivelato estremamente accurato nella rappresentazione delle tecnologie necessarie per la sopravvivenza su Marte e delle sfide dell’esplorazione spaziale. Il film mostra habitat pressurizzati, coltivazione di cibo in condizioni estreme e tecniche di comunicazione d’emergenza, tutte soluzioni che oggi sono oggetto di ricerca e sviluppo da parte della NASA e di altre agenzie spaziali.

Ad esempio, la coltivazione di piante nello spazio è già realtà sulla Stazione Spaziale Internazionale, e i prototipi di habitat marziani sono in fase di test sulla Terra. The Martian ha quindi anticipato con precisione sia le difficoltà pratiche che le strategie di resilienza necessarie per le future missioni umane su Marte.

Interstellar (2014)

Interstellar si è distinto per la rappresentazione scientificamente rigorosa di fenomeni astrofisici come buchi neri, dilatazione temporale e viaggi interstellari. La simulazione del buco nero Gargantua, realizzata con la consulenza del fisico Kip Thorne, ha influenzato persino la ricerca scientifica, offrendo una delle prime visualizzazioni realistiche degli effetti della relatività generale.

Sebbene alcune licenze narrative siano presenti, il film ha anticipato e reso popolari discussioni su temi come la possibilità di viaggi attraverso wormhole e le implicazioni della relatività per l’esplorazione spaziale, stimolando dibattiti scientifici e culturali ancora oggi attuali.

Looper (2012)

Looper ha affrontato i viaggi nel tempo non solo come espediente narrativo, ma anche come metafora delle conseguenze morali e sociali delle nostre azioni. Il film esplora la dinamica tra libero arbitrio, responsabilità personale e cicli di violenza, anticipando discussioni contemporanee sulla gestione delle tecnologie emergenti e sui rischi di escalation incontrollata.

La sua visione distopica di una società che usa la tecnologia per perpetuare cicli di violenza e controllo riflette preoccupazioni attuali sulla regolamentazione delle innovazioni dirompenti (gli americani le chiamano “disruptive“) e sulle conseguenze etiche delle scelte individuali e collettive.

Ready Player One (2018)

Infine, Ready Player One, tratto da un bellissimo romanzo, è un gran film che ha previsto con notevole precisione l’ascesa della realtà virtuale come spazio sociale, economico e culturale. Il film immagina un futuro in cui miliardi di persone vivono gran parte della loro esistenza in un mondo virtuale immersivo, anticipando l’attuale sviluppo di piattaforme VR e metaversi, dove si svolgono attività lavorative, ricreative e sociali.

Oggi, aziende tecnologiche e startup stanno investendo massicciamente nella creazione di ecosistemi digitali sempre più realistici e coinvolgenti, confermando la visione di Ready Player One come una delle più preveggenti degli ultimi anni. Certo, l’esplosione dell’intelligenza artificiale sembra aver cancellato dal dibattuto pubblico il tema del metaverso nelle sue differenti declinazioni tecnologiche e filosofiche (occhiali o visore? realtà aumentata o virtuale?) ma non temete, è solo questione di tempo perché torni tutto di moda.

Alcune delle fonti di questo articolo: