Se c’è una casa automobilistica che non smette mai di sorprendere è Ferrari. Il Cavallino rampante ha appena depositato un brevetto che potrebbe rivoluzionare il futuro delle supercar. Si tratta di un motore a idrogeno sportivo (già di per sé innovativo) con una caratteristica unica: è montato “a testa in giù”, cioè con l’albero motore in alto e la testata in basso.

Il brevetto porta la firma di Fabrizio Favaretto, che lavora in Ferrari da 24 anni ed è responsabile dell’innovazione delle architetture di veicoli e propulsori. La soluzione proposta è radicalmente diversa dalla tradizione Ferrari: invece del classico V12, simbolo del marchio, si parla di un sei cilindri in linea. Questa scelta non è casuale ma permette di posizionare i serbatoi di idrogeno ai lati del motore in modo ottimale. Il layout “capovolto” del motore consente inoltre di ottimizzare l’aerodinamica posteriore con un estrattore più efficiente.

Un mondo a rovescio

La vera sfida tecnica sta nella gestione dell’olio, risolta con un sistema a pressione nella parte superiore e pompe di recupero in quella inferiore. Il propulsore è dotato di un sistema di sovralimentazione ibrido con compressori e turbine elettriche. La trasmissione prevista è un cambio a doppia frizione a sette rapporti, integrato con un motore elettrico anteriore per la trazione integrale. La configurazione complessiva ricorda quella della Corvette E-Ray, ma con soluzioni tecniche molto più sofisticate.

Il motore a testa in giù a idrogeno di Ferrari

Attenzione, perché non bisogna lasciarsi ingannare dalle etichette. Il fatto che il motore sia “a idrogeno” potrebbe far pensare ad esempio al lavoro fatto in Giappone da Toyota con la sua Mirai, che in giapponese vuol dire “futuro”. Invece, no, è tutta un’altra cosa. Non si tratta di un’auto a celle a combustibile, ma di un vero motore termico che brucia idrogeno invece di benzina. Il vantaggio principale è mantenere il sound e le prestazioni tipiche di una Ferrari producendo come emissioni principalmente vapore acqueo. Il rifornimento richiede solo un minuto e mezzo, risolvendo uno dei maggiori problemi delle auto elettriche. La soluzione si ispira in parte alle sperimentazioni di Toyota nel motorsport, ma con un approccio completamente originale.

La Ferrari del futuro

Il brevetto si inserisce nella più ampia strategia di elettrificazione di Ferrari, che prevede il lancio della prima auto completamente elettrica proprio nel corso di quest’anno. L’obiettivo è avere il 60% di modelli ibridi plug-in entro il 2026, mantenendo però viva l’anima termica del marchio. Ad esempio, facendo ricadere come da tradizione le innovazioni fatte in Formula 1 sui veicoli “da strada”. In questo caso l’esperienza maturata in Formula 1 con i sistemi ibridi MGU-H, che recuperano energia dalla turbina, trova qui una nuova applicazione stradale. La Casa di Maranello dimostra ancora una volta di saper guardare al futuro senza tradire il proprio DNA.

Attenzione, però, perché prima di vedere una Ferrari che romba avvolta in una nube di vapore acqueo ci potrebbe volere parecchio tempo o addirittura potremmo non vederla mai. Non va infatti dimenticato che un brevetto non significa necessariamente produzione in serie. Spesso le case automobilistiche depositano soluzioni innovative per proteggere le proprie idee dalla concorrenza. Ma in questo caso la complessità e completezza del progetto suggeriscono che Ferrari stia facendo sul serio. I puristi del V12 storceranno il naso, ma questa potrebbe essere la strada per mantenere vivo il rombo dei motori di Maranello in un’era a emissioni zero.

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