Più cupo e a modo suo rivoluzionario. In Italia il 17 dicembre (il 19 nel resto del mondo) ritornano Jake Sully e la sua famiglia che vive su Pandora. Ma questa volta il viaggio sarà diverso.

Avatar: Fire and Ash, terzo capitolo della saga di James Cameron, porta sullo schermo una storia più cupa e violenta rispetto ai precedenti episodi. La 20th Century Studios ha programmato l’uscita globale per quella data, con una campagna promozionale già avviata che anticipa un cambio di tono significativo rispetto alle atmosfere dei primi due film.

Il regista ha definito questo episodio come un’esplorazione del lutto e del trauma, concentrandosi sulle conseguenze emotive degli eventi raccontati in The Way of Water, il secondo capitolo. Il personaggio di Lo’ak emerge come figura narrativa centrale in questa fase più matura della vicenda. L’obiettivo dichiarato è mostrare come si possa spezzare il ciclo della violenza, un tema che attraversa l’intera struttura del film.

La novità principale riguarda l’introduzione degli Ash People, clan Na’vi completamente diverso da quelli incontrati finora. A differenza degli Omatikaya legati alla foresta o dei Metkayina adattati agli oceani, questi abitanti delle regioni vulcaniche di Pandora hanno sviluppato una relazione con il fuoco che li rende pericolosi antagonisti. La loro leader Varang, interpretata da Oona Chaplin (la nipote di Charlie Chaplin), rappresenta la minaccia principale che la famiglia Sully dovrà affrontare.

Arrivano nuovi personaggi con Avatar 3 (Immagine 20th Century Studios)
Arrivano nuovi personaggi con Avatar 3 (Immagine 20th Century Studios)

La tecnologia del fuoco e l’abbandono di Eywa

Gli Ash People hanno sviluppato un adattamento biologico unico che permette loro di manipolare le fiamme direttamente. La loro pelle ispessita resiste alle alte temperature, mentre l’uso di oli naturali consente di controllare il fuoco con le mani o di applicarlo ad armi come frecce incendiarie. Non si tratta di poteri mistici ma di un’evoluzione culturale e fisica legata all’ambiente vulcanico in cui vivono.

Il clan abita nell’Ash Village, un insediamento costruito sulle ceneri di un antico hometree distrutto da un cataclisma naturale. L’ambientazione rappresenta l’opposto della Pandora rigogliosa vista nei film precedenti, con paesaggi desolati dominati da lava, fumo e cenere. Questa scelta visiva sottolinea la rottura culturale che caratterizza questo popolo.

Il distacco più significativo riguarda il rapporto con Eywa, la divinità che connette tutti i Na’vi al pianeta. Gli Ash People hanno abbandonato questa connessione spirituale per abbracciare il fuoco come simbolo di potere e sopravvivenza. Questa scelta ideologica li ha portati perfino ad allearsi con personaggi umani come Quaritch, creando una frattura inedita all’interno della società Na’vi e introducendo conflitti che vanno oltre lo scontro tra nativi e invasori terrestri.

Ritorniamo a fare visita a Pandora (Immagine 20th Century Studios)
Ritorniamo a fare visita a Pandora (Immagine 20th Century Studios)

Innovazioni tecniche e continuità narrativa

Dal punto di vista della realizzazione cinematografica, Cameron ha sviluppato nuovi sistemi per simulare realisticamente fuoco, lava e cenere attraverso effetti CGI avanzati. Il motion capture potenziato permette di avere dei movimenti ancora più fluidi dei personaggi (ricordiamoci che non solo è un film prevalentemente in computer grafica, ma soprattutto pensato fin dallo storyboard per il 3D), mentre nei titoli di testa apparirà una dichiarazione esplicita contro l’uso di intelligenza artificiale generativa. Una scelta netta che ribadisce l’approccio “artigianale” alla produzione.

Il cast vede il ritorno di Sam Worthington, Zoe Saldaña, Sigourney Weaver e poi di Stephen Lang e Kate Winslet nei loro ruoli consolidati. Si aggiungono David Thewlis e il premio Oscar Michelle Yeoh, ampliando l’universo di personaggi senza disperdere la coesione narrativa. La famiglia Sully rimane al centro della vicenda, con dinamiche che si evolvono rispetto ai capitoli precedenti.

Abbiamo finito con tre titoli?

Fire and Ash conclude quella che Cameron definisce la prima saga della serie, pur mantenendo aperte le porte per Avatar 4 e Avatar 5, già confermati. Il regista ha precisato che i prossimi film racconteranno storie distinte, suggerendo un cambio di prospettiva narrativa dopo questa trilogia incentrata sulla famiglia Sully. L’appuntamento del 17 dicembre segna quindi un punto di svolta, non solo per i personaggi ma per l’intera mitologia di Pandora.

La storia di Avatar diventa complessa (Immagine 20th Century Studios)
La storia di Avatar diventa complessa (Immagine 20th Century Studios)

Gli alieni di Pandora a Confronto

In Avatar: Fire and Ash (2025), la storia si concentra sulla manipolazione del fuoco da parte del clan Mangkwan (Ash People), mentre in Avatar: The Way of Water (2022) enfatizzava gli adattamenti acquatici dei Metkayina. Entrambi i film introducono innovazioni biologiche Na’vi legate all’ambiente, ma divergono in aggressività e simbologia culturale rispetto al primo Avatar del 2009.

AspettoAvatar: The Way of Water (Metkayina)Avatar: Fire and Ash (Mangkwan/Ash People)
Adattamento BiologicoPelle liscia per nuoto subacqueo prolungato; respirazione con branchie.Pelle spessa resistente al calore; uso di oli per manipolare fiamme su mani e armi.
Tecnologia CulturaleTsumu (armi spinose), iluvi (sottomarini biologici), reti per pesca ittica.Frecce infuocate, armi forgiate nel vulcano; villaggio di cenere da hometree distrutto.
Connessione con EywaArmonia acquatica con tulkun e creature marine.Abbandono di Eywa per culto distruttivo del fuoco; alleanze con umani.
Ruolo NarrativoDifesa pacifica e nomadismo oceanico.Imperialismo aggressivo e conquista territoriale.
Alcune fonti di questo articolo: