Avete presente Mission Impossible 4: Ghost Protocol? Quando uno degli agenti indossa delle lenti a contatto smart che permettono riconoscere i volti delle persone e mostrare in tempo reale i loro nomi e altre informazioni? È una fantasia di Hollywood, certamente. Ma di tipo ricorrente: da Minority Report a vari episodi della serie tv Black Mirror, le lenti a contatto smart sono ormai un classico per la “visione aumentata“.

Perché? Dietro c’è un’idea di futuro che forse potrebbe arrivare. Le lenti a contatto si sono evolute moltissimo nell’ultimo quarto di secolo e il loro utilizzo si è trasformato. Stanno nascendo infatti anche le lenti a contatto “intelligenti” o “elettroniche“, dei veri e propri dispositivi di rilevamento indossabili.

Attenzione, però, perché ci sono un sacco di problemi per avere delle lenti a contatto smart che funzionino. Gli scienziati ne hanno identificati soprattutto tre: la miniaturizzazione dell’hardware, la gestione dell’energia e la sicurezza e comfort di chi le usa.

La lente a contatto per la VR di Mojo Vision

Google, Samsung e gli altri

Google nel 2014 ha sviluppato, in collaborazione con il colosso farmaceutico Novartis, il prototipo di una lente a contatto smart capace di misurare il livello di glucosio di una persona. È stata pensata per chi ha il diabete: è una bella idea ma nel mondo reale non ha molto senso. Infatti. si possono usare altre tecnologie ancora più efficaci e pratiche, che costano molto meno e sono molto meno difficili da gestire, come i cerotti smart o i mini-chip sotto-pelle.

Tuttavia, questo tipo di ricerca è utile perché fa da piattaforma per altre innovazioni: ci sono investimenti, ricerca, e una direzione che potrebbe essere interessanti. Alcuni scienziati hanno provato anche a studiare quali sono i potenziali benefici di questo tipo di una piattaforma senza fili e non intrusiva per il monitoraggio della salute in generale.

Parlando più specificamente di fotografia e video, nel 2016 anche Samsung ha brevettato delle lenti a contatto smart con una fotocamera incorporata. In teoria capaci di fare delle foto semplicemente guardando in una certa direzione, ma in rete non ci sono demo né traccia di prototipi.

Poi, Mojo sta studiando un altro tipo di lenti smart che consentono di controllare oggetti smart (dagli elettrodomestici al computer) semplicemente con lo sguardo. E ancora, i Me Lab di Glasgow, nel Regno Unito, hanno avviato una promettente ricerca su questo tema.

Un solitario genio iraniano

Lo sviluppo delle lenti a contatto come dicevamo è stato notevole in questi anni: dalle lenti multifocali per la correzione dei difetti di vista a quelle per i daltonici (in corso di sviluppo) a lenti a contatto che con pochissima energia fanno una specie di autofocus su quello che si sta guardando. E poi altre lenti “medicali”, come quelle per la misurazione del livello degli zuccheri nel sangue o pensate per altri disturbi metabolici.

C’è però anche uno scienziato iraniano, del quale sappiamo molto poco perché l’Iran è “sotto sanzioni” e bloccato dagli Usa e dall’Unione Europea, che ha inventato delle lenti a contatto con una fotocamera che si attiva semplicemente battendo la palpebra. Con questa invenzione Amir Emdadi è stato premiato nel 2023 all’Expo tecnologico di Dubai.

Il video rilasciato da Amir sul proprio profilo IG

È vero? Risulta che abbia effettivamente registrato dei brevetti nel corso del tempo e la sua biografia è abbastanza peculiare, perché secondo il Guiness dei Primati ha vinto nel 2021 e nel 2022 dei riconoscimenti per il numero di brevetti registrati e delle invenzioni nel campo dell’elettronica (ben 786!).

L’idea di Emdadi

Sarà vero? Proprio le sanzioni “bloccano” quel che sappiamo delle attività di ricerca e sviluppo iraniane: Emdadi sarebbe un imprenditore, ricercatore e inventore, che ha approfondito gli ambiti dell’intelligenza artificiale e della robotica. In cinque mesi, dice, avrebbe sviluppato e fatto testi clinici per le lenti a contatto con fotocamera inclusa e sarebbe al lavoro per commercializzarle.

In pratica, la sua lente a contatto include un micro schermo, una fotocamera altrettanto piccola, un’antenna RF e sensori che possono rilevare il movimento degli occhi. Le lenti sono in grado di connettersi a un telefono Android con la relativa app, permettendo all’utente di controllare gli input con un batter di ciglia.

La fotocamera è molto piccola e sarebbe in grado di scattare foto e filmare e può salvare le immagini direttamente sulla memoria del telefono dell’utente. Sarà vero? I video su internet ci sono, ma manca la peer-review l’analisi per la verifica da parte di altri scienziati.

Il Santo Graal

Le lenti a contatto smart a cosa potrebbero servire? In molto tra ricercatori, scienziati e anche scrittori di fantascienza le considerano la soluzione perfetta per risolvere un problema: quello dei visori per la XR, la realtà estesa (come gli Oculus e i Vision Pro).

In pratica, ci sono due possibili soluzioni: o una connessione neurale con una specie di “laccio neurale” o “fascia smart” da tenere attorno alle tempie (idea che ha avuto anni fa lo scrittore di fantascienza Iain M. Banks, scomparso nel 2013, per i romanzi del ciclo della “Cultura” che piace molto a Elon Musk e a Mark Zuckerberg), oppure delle fantascientifiche lenti a contatto smart, come quelle immaginate per la prima volta da un altro scrittore di fantascienza, Vernor Vinge, nel suo romanzo “Alla fine dell’arcobaleno“.

Fantascienza, appunto. Ma delle lenti smart praticamente magiche, capaci di farci vedere quello che ci fa vedere un Vision Pro o un Oculus (magari con una risoluzione migliore) sarebbero la madre di tutte le interfacce per il metaverso. Solo che, se mai ci arriveremo, non sappiamo se salverebbero le relazioni sociali “dal vivo” oppure finirebbero per ammazzarle per sempre.

Alcune delle fonti di questo articolo: